Quando Ronald Reagan fu eletto alla Casa Bianca, ereditò una situazione economica catastrofica. Come potete vedere dal grafico seguente il tasso di inflazione era alto. Il livello di disoccupazione anche. Reagan invertì la rotta modificando radicalmente la politica economica. La sua meta ideale era il ridimensionamento del ruolo del governo. Scelse la strada del liberismo.

Al termine degli otto anni di mandato, con la sua Reaganomics, riuscì nell’impresa di stimolare la creazione di diverse decine di milioni di nuovi posti di lavoro e ridusse di due terzi l’inflazione. Generò la più lunga crescita economica della storia in tempo di pace, rilanciando il commercio internazionale e offrendo nuove opportunità ai Paesi in via di sviluppo. Lasciò in eredità all’Occidente il più lungo periodo di prosperità e di pace che la storia ricordi, promuovendo gli scambi commerciali tra le nazioni in ossequio all’insegnamento ottocentesco del liberale Frédéric Bastiat secondo cui “dove passano le merci non passano gli eserciti”. Definì e ci consegnò, insieme alla Thatcher, un nuovo ordine internazionale. Si prodigò per il disarmo nucleare. La Dottrina Reagan fu determinante in politica estera. Vinse, sempre con l’aiuto di Iron Lady, la Guerra Fredda, domando e facendo implodere l’Unione Sovietica, Impero del Male come lui stesso definì, senza degenerare nel conflitto armato. Ridiede spolvero agli ideali di libertà in America e in tutto il mondo. Nato poverissimo a Tampico, nell’Illinois, in una stanza sopra gli uffici di una banca (“era l’unico contatto con una banca che avevamo” disse una volta), incarnò il sogno americano, portando al vertice della prima potenza economica mondiale la destra libertaria conservatrice del Partito Repubblicano. Al secondo mandato presidenziale fu eletto con il più alto numero di Grandi Elettori assegnati e di Stati conquistati (49 su 50) nella storia statunitense. Amatissimo e popolare, è stato il Presidente degli americani.

I risultati, ottenuti anche grazie al capo della FED Paul Volcker e all’applicazione della teoria monetarista di Milton Friedman, furono evidenti. L’inflazione fu ridotta e tenuta sotto controllo. L’occupazione aumentò. L’economia riprese a crescere. Gli Stati Uniti dettavano le regole mondiali. Nel contesto di crisi attuale come servirebbe un Reagan all’Occidente! Agli americani soprattutto servirebbe qualcuno capace di affrontare le sfide di politica economica e di politica estera dai cui risultati dipendono le sorti dell’intero fronte occidentale. Inflazione e scenari di guerra i nodi più difficili da sciogliere, i problemi esiziali di un’America alla deriva e senza timoniere.
Reagan aveva vinto le presidenziali del 1980 con una frase sul suo avversario diventata celebre: “È recessione quando il tuo vicino perde il lavoro. È depressione quando tu perdi il tuo lavoro. È ripresa quando Jimmy Carter perde il suo”. Sostituire Biden a Carter, e sarà di nuovo ripresa!

Dopo Jimmy Carter arrivò Ronald Reagan. E dopo Biden? Di nuovo Trump forse. Oppure un altro Ronald in forte ascesa tra i repubblicani, questa volta un floridiano italoamericano di origini metà irpine e metà abruzzesi: DeSantis sarà il nuovo Reagan? Dobbiamo augurarci di sì, per la ripresa degli Stati Uniti d’America e per la salvezza dell’Occidente, le quali sono strettamente legate alle sorti del Partito Repubblicano.
Quirino De Rienzo
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