UN CROLLO DIMENTICATO PRESTO

Nuovamente un ponte che crolla in Italia. Questa volta però non fa scandalo. La classe politica e il popolo italiano non sembrano attratti dall’accaduto. Forse l’incidente non ha provocato vittime, forse i nostri governanti sono distratti dall’epidemia in corso. Fatto sta che a seguito del crollo del ponte Morandi di Genova la reazione fu veemente. In questa circostanza anche i media, a cominciare dalla televisione di Stato, hanno presto dimenticato la notizia, presi dalla smania di iperinformazione da coronavirus. È lecito chiedersi perché l’episodio sia già finito nel dimenticatoio.

Nel 2018 si ricorda un vanitoso ministro Toninelli che, con la sua rabbia anticapitalista resa docile dalla pacatezza monacale dei toni, non perdeva occasione per condannare, ancora prima del processo giudiziario, i presunti colpevoli del disastro, accusando a turno i manager di Autostrade per l’Italia S.p.a., la famiglia Benetton e la vecchia classe politica, che a suo dire aveva commesso l’errore di assegnare per concessione le autostrade italiane ai privati. A lui si aggiungeva il “professore” Luigi Di Maio, assicurando la sicura ed imminente nazionalizzazione delle autostrade.

Per il candido Toninelli e per il cattedratico Di Maio, dunque, la tragedia di Genova era da attribuire alla gestione privata del ramo autostradale. Pertanto nazionalizzare non poteva che essere la soluzione. Se utilizzassimo lo stesso metro di giudizio rozzo dei due esponenti politici pentastellati, se quindi volessimo attribuire la causa del crollo del ponte di Albiano Magra unicamente al gestore della strada, dovremmo adesso invocare la privatizzazione di Anas. Ma non lo faremo.

Le autostrade gestite da Autostrade per l’Italia, dove si paga il pedaggio, e le strade a scorrimento veloce gestite dall’Anas sono tra le poche italiane sulle quali si transita su asfalto decente e in presenza di segnaletica completa. Al contrario le altre strade statali, regionali, provinciali e comunali, finanziate attraverso tassazione, sono quasi tutte un grattacapo per gli autisti e uno strazio per le automobili, costrette a dover ripetutamente assorbire i colpi del malridotto pavimento stradale. Eppure le tasse, tra cui le accise sul carburante e il bollo auto, si continuano a pagare. Ad ogni rifornimento di carburante più della metà dell’importo speso finisce al fisco, precisamente il 69,8% secondo l’Unione Petrolifera. Ogni anno le Regioni riscuotono la tassa automobilistica senza dar conto di come la utilizzano. È questo il pedaggio occulto che paghiamo allo Stato e di cui non abbiamo ritorno in adeguati lavori di manutenzione stradale. Altro che cattivi speculatori privati e stupidaggini annesse!

Insomma, le posizioni di Toninelli e Di Maio erano puramente ideologiche, similmente a quelle di molti loro elettori. I ponti italiani cadono a pezzi, che siano di gestione pubblica o privata. Compete alla magistratura scoprire le colpe e stabilire le pene. La nazionalizzazione come strumento di ritorsione politica contro i soggetti privati è pura cretineria. La vicenda di Albiano Magra copre di ridicolo Toninelli e Di Maio, dimostrando come le loro dichiarazioni fossero strumentali alla concretizzazione del programma politico statalista (vedi la recente nazionalizzazione di Alitalia) portato avanti in sordina dal Movimento 5 Stelle.

Vocazione allo statalismo ed enfasi misurata fanno apparire il “fascistello” falso garantista Di Maio come il discendente esemplare della sinistra democristiana, in cui si sarebbe trovato a suo agio tra un professore come Moro e un “professorino” come Fanfani, entrambi con in comune la dichiarata simpatia per il corporativismo fascista e propugnatori di una concezione statolatrica della società, di cui resta traccia in alcuni discorsi e in diverse pubblicazioni dell’epoca. Più difficile catalogare Toninelli, forse nè carne nè pesce. Dietro alla celluloide leopardata dei suoi occhiali neanche l’ombra di un pensiero politico, soltanto la consueta demagogia tardocomunista che accompagna molti sfaccendati vanitosi della politica italiana contemporanea.

È lecito pensare che la reazione controllata della politica al crollo del ponte di Albiano Magra sia dovuta, per prima cosa, al coinvolgimento del Governo attraverso Anas e, secondariamente, alla mancanza di un capro espiatorio, il privato, su cui accanirsi per mietere consensi. Nel 2018 c’era un Benetton da criminalizzare, adesso no. Adesso le colpe sono tutte dei governanti in carica e di quelli precedenti. Il ponte crollato era sotto la gestione di una società statale. Niente scuse. Governo, enti locali e Anas si assumano la responsabilità della mancanza di investimenti in manutenzione stradale e dichiarino i nomi dei funzionari pubblici e dei dirigenti della società colpevoli di non aver vigilato correttamente sul viadotto. I governi precedenti siano duramente autocritici e la magistratura faccia, come sembra stia facendo, fino in fondo la sua parte. Intanto il solo aspetto positivo rimane l’aver evitato un’altra tragedia.

Quirino De Rienzo

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *