KURDISTAN, L’INGANNO OCCIDENTALE

Quando si parla di Kurdistan non si può tacere lo stretto rapporto con l’Occidente. Non discostandoci troppo dalla realtà, possiamo definire il Kurdistan un’invenzione occidentale. Nel corso dell’ultimo secolo il popolo curdo è divenuto strumento nelle mani di diversi attori, regionali prima ed esterni poi.

Tutto ebbe inizio nella seconda metà dell’Ottocento con la guerra tra l’Impero Ottomano e l’Impero di Russia, nel cui conflitto i curdi furono utilizzati dai turchi in chiave anti-zarista, in cambio di qualche concessione di autonomia, a seguito della quale cominciarono a depredare il territorio ai danni delle altre popolazioni locali e a compiere violenze contro le comunità cristiane, non solo armene. Dalla paura che un loro sconfinamento in Persia ingenerasse un intervento militare della Russia e dalla volontà di proteggere le comunità cristiane in Medio Oriente sorse l’interesse del Regno Unito nei confronti della causa curda. In seguito fu l’Impero Russo a cavalcare, ambiguamente, il mito di un Kurdistan indipendente in chiave anti-ottomana, avendo come obiettivo la conquista dei territori dell’Anatolia. In buona sostanza, sia Londra che San Pietroburgo consideravano i curdi importanti per le rispettive ambizioni sull’Asia Minore.

Con il Trattato di Sèvres del 1920 si riconobbe l’indipendenza del Kurdistan, ma solo sulla carta. Non si procedette all’attuazione fattuale per due fondamentali motivi: furono posticipati i tempi per le scelte circa i confini del nuovo Stato e il trattato si contraddistinse per la sua debolezza intrinseca, forse voluta, poiché era stato firmato da Costantinopoli proprio nel momento in cui i nazionalisti turchi avevano proclamato un governo parallelo ad Ankara e si accingevano a prendere il potere in Turchia.

Si arrivò, nel 1923, al Trattato di Losanna che determinò la divisione della comunità etnica curda tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. La beffa più insopportabile per i curdi fu quella di ritrovarsi ingannati e sconfessati dalle potenze che avevano contribuito, decisivamente, a fondare il mito della loro indipendenza.

Nel presente quadro mediorientale sono gli Stati Uniti, che hanno stabilito la presenza di truppe proprie nei punti strategici dentro i confini della porzione di territorio del Rojava, a far uso del progetto autonomistico curdo per assecondare le proprie ambizioni sull’area e, specificatamente, nella lotta contro l’Isis. Impiantato il debole Stato del Rojava, i curdi si contendono fette di territorio con i governativi siriani, con le forze ribelli, con l’Isis e con i turchi, all’interno di un’area instabile e variegata, sotto la vigilanza attenta delle potenze esterne.

L’Occidente, dietro diverse bandiere, ha alimentato il mito curdo; che oggi si mostri disinteressato al destino di quella popolazione costituisce un tradimento di cui i posteri lo riterranno colpevole.

Quirino De Rienzo

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