“CORRUPTISSIMA RE PUBLICA PLURIMAE LEGES”, LA LEZIONE DI TACITO PER L’ITALIA

Qualche decennio fa ad una domanda sul tema delle riforme Indro Montanelli rispose, con un’ironia sottilissima, che, in fondo, fare le riforme è da sempre la vocazione degli italiani. Continuando, ricordò come l’Italia fosse, già allora, medaglia d’oro mondiale per produzione di leggi e manifestò qualche incertezza sul numero complessivo di quelle vigenti: stando agli ultimi conteggi degli esperti in suo possesso, dovevano essere 200.000 o forse anche di più.

Per raccapezzarci è recentemente venuto in nostro aiuto il Poligrafico dello Stato che, al termine della digitalizzazione completa della legislazione nazionale, consultabile sul portale Normattiva, ha potuto fornire un dato quanto mai preciso del numero di leggi statali attualmente in vigore nel nostro Paese. Ebbene, il totale ammonta a poco più di 111.000 leggi, a cui devono essere aggiunte quelle regionali più i regolamenti provinciali e comunali. La somma finale è, quindi, molto più alta e probabilmente superiore alle 200.000 di cui si di diceva poc’anzi. Il numero lieviterebbe ulteriormente, sommando anche i regolamenti di altri enti statali e di autorità varie. Un’enormità, una montagna di carte che intasa i pubblici uffici e rende complicato garantire la certezza del diritto.

Da un siffatto sistema emergono inevitabilmente alcune criticità tecnico-giuridiche, di cui, qui, si fa solamente un breve accenno. Tra queste, una riguarda la presenza di regole che tendono ad elidersi a vicenda. Altro problema concerne le leggi tra loro confliggenti, da cui scaturisce un eccesso di potere decisionale nelle mani del giudice. E ancora, il giurista si trova, sempre più spesso, nella situazione di dover prima individuare la norma mediante interpretazione e solo dopo procedere all’applicazione.

Dal lato del cittadino, invece, la numerosità delle leggi, ingarbugliando la matassa, induce alla sistematica violazione di esse, essendo forte la consapevolezza di riuscire, con molta probabilità, a raggirare il sistema senza scontare, pienamente o parzialmente, la pena per l’illecito commesso. Così per l’autorità giudiziaria perseguire i reati e punire i colpevoli diventa complicato. Per di più, la sovrapproduzione legislativa ostacola il cittadino onesto, il quale si troverebbe a suo agio in un quadro più chiaro e semplice.

Tra le leggi nazionali ne troviamo di ogni epoca e di ogni rango: si parte dai regi decreti e si arriva alle leggi costituzionali, passando per i decreti legge repubblicani e per alcune leggi risalenti al periodo fascista, ancora efficaci e mai cancellate. Il costituzionalista professor Michele Ainis, più volte, è entrato nel merito della questione, così come il giudice emerito della Corte Costituzionale professor Sabino Cassese, entrambi sollecitando un lavoro di razionalizzazione e di abrogazione delle leggi inutili; e di queste ce ne sono a bizzeffe. Inoltre, sarebbe necessario procedere alla codificazione ordinata di tutti i testi legislativi e dei relativi articoli di legge.

Oltre alla Gran Bretagna, dotata di un sistema giuridico differente dal nostro, consideriamo nei numeri la Germania e la Francia, sistemi di civil law come l’Italia. Il confronto è inesorabile e rende l’idea dell’anomalia italiana. La Germania conta all’incirca 5.500 leggi, la Francia 7.000 e la Gran Bretagna soltanto poco più di 3.000; sono Paesi con un indice di corruzione più basso e con un numero minore di forze dell’ordine rispetto all’Italia (leggere a tal proposito “La superficialità delle decisioni nell’ignoranza dei dati”), ma con maggiore certezza del diritto e dotati di efficaci misure per il mantenimento della sicurezza pubblica nazionale.

Secondo l’ultima rilevazione disponibile (anno 2017), pubblicata da Transparency International, il Corruption Perception Index (CPI), indicatore internazionale in materia di corruzione, pone l’Italia dietro a Germania, Regno Unito e Francia: attestazione palese di come la copiosità delle leggi vada di pari passo con l’abbondanza della corruzione; oppure, volendo essere più netti, dimostrazione inequivocabile di come l’onnipresente sovrabbondanza della legislazione scritta cagioni la proliferazione di fenomeni corruttivi e di comportamenti illeciti.

L’Italia contemporanea è l’inveramento della famosissima locuzione latina contenuta nel III libro degli Annales di Tacito: corruptissima re publica plurimae leges, “moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto”. L’eminente storico sembra aver pensato al nostro Paese quando, duemila anni fa, la scrisse.

Quirino De Rienzo

©RIPRODUZIONE RISERVATA

3 risposte a ““CORRUPTISSIMA RE PUBLICA PLURIMAE LEGES”, LA LEZIONE DI TACITO PER L’ITALIA”

  1. Non avevo mai riflettuto sul numero delle leggi italiane. Effettivamente sono un’enormità rapportate a quelle delle altre nazioni europee. Siamo alle solite: incasinati in tutto. Bellissimo e interessante articolo!

  2. Finalmente qualcuno che descrive perfettamente quello che è lo Stato Italiano Repubblicano!! E il bello che “la legge non ammette ignoranza” quindi ogni italiano è tenuto ad avere almeno due lauree,una in giurisprudenza e l’altra,appunto,in legge!! Tutto ciò giustamente favorisce la corruzione e non solo!!

  3. ho scritto anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e , in passato, a vari Presidenti del Consiglio su questo e su altri scottanti problemi, ma nessuno ha mai risposto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *