Sfogliando la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza pare interessante la parte, meno di una pagina, riservata alle riforme costituzionali. L’interesse è suscitato dal contenuto non parecchio dissimile da talune modifiche proposte poco tempo addietro dalla coalizione di governo a guida Partito Democratico.
Tra le proposte di modifica troviamo la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione del CNEL ed il potenziamento degli strumenti di democrazia diretta. Nessuna novità, quindi.
Riguardo alla struttura numerica del parlamento, il documento riporta testualmente che “l’Italia attualmente è il Paese europeo con il numero più alto di parlamentari direttamente eletti dal popolo e la riduzione prospettata, oltre a consentire apprezzabili risparmi di spesa, rappresenta uno strumento essenziale per migliorare i processi decisionali della Camere, che potranno operare in modo più efficiente, per rispondere meglio e più tempestivamente alle esigenze dei cittadini”.
Risparmi di spesa e maggiore efficienza. Motivazioni che sembra di aver già ascoltato nel recente passato.
I deputati passerebbero da 630 a 400 ed i senatori da 315 a 200, in buona sostanza ricavando un risparmio simile a quello previsto dalla riforma del 2016. L’unica differenza è che, in questo caso, rimarrebbe intatto il bicameralismo paritario e resterebbero irrisolti i problemi ad esso annessi.
In tutto ciò, la notizia è che, con notevole ritardo, anche il M5S e la Lega si sono accorti di alcune criticità presenti nell’assetto istituzionale repubblicano.
Sul piano della partecipazione democratica si propone “il potenziamento degli istituti di democrazia diretta, riconoscendo maggiori responsabilità decisionali ai cittadini, in particolare attraverso il rafforzamento dell’iniziativa legislativa popolare (con l’introduzione del referendum propositivo)”. La modifica dell’art. 71, contenuta all’interno della riforma Renzi-Boschi, recitava che “al fine di favorire la partecipazione dei cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche, la legge costituzionale stabilisce condizioni ed effetti di referendum popolari propositivi e d’indirizzo, nonché di altre forme di consultazione, anche delle formazioni sociali.”
A voi stabilire le differenze nelle sfumature.
E per finire si propone la cancellazione del CNEL, neanche a farlo apposta prevista anche nel testo della riforma annullata dal referendum costituzionale del 2016.
A questo punto il cittadino consapevole dovrebbe chiedersi il perché Lega Nord e M5S abbiano osteggiato ferocemente la riforma costituzionale portata avanti dal Partito Democratico, quando al suo interno promuoveva addirittura qualche modifica condivisibile; e dovrebbe chiedere agli esponenti delle due forze di governo in carica il motivo per cui non hanno informato i propri elettori dell’apprezzamento per la revisione del testo costituzionale nelle parti riguardanti la dimensione numerica dei parlamentari, l’iniziativa legislativa popolare e il CNEL.
Da parte loro, i leader dei due partiti dovrebbero spiegare come mai in futuro l’elettorato dovrebbe essere favorevole a modifiche in precedenza contrastate e ostacolate.
Ma domande e risposte non arriveranno, poiché di cittadini consapevoli e di leader responsabili oggigiorno non se ne scorgono molti. E quei pochi non vestono gialloverde.
Quirino De Rienzo
Complimenti, un articolo ben strutturato, analitico e che sottolinea in maniera semplice ed elementare delle differenze e delle iniziative che allo stato non esistono.
Articolo che sintetizza la pura e semplice verità. Le differenze non esistono.