Negli ultimi mesi è tutto un gran parlare di novità, di cambiamento. Non si comprende quale sia la grande rivoluzione rispetto al passato. A quanto pare, come riportato dalle indicazioni contenute nella nota di aggiornamento del D.e.f. 2018, lo Stato italiano continuerà a indebitarsi per fronteggiare l’enorme spesa pubblica crescente, che da qualche decennio ne contraddistingue i conti economici. Nonostante l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio, contenuto nell’articolo 81, i politici italiani, e tra questi molti ferventi sostenitori della Costituzione, decidono sistematicamente, anno dopo anno, di non rispettare quanto la Carta prescrive. Per di più senza alcuna giustificazione, non essendo l’Italia in un ciclo economico negativo. Difficile pretendere, di conseguenza, che un cittadino privato si comporti secondo la legge, quando a eluderla per primi sono i governanti. Il ricorso all’indebitamento non è una novità per lo Stato italiano, ma la differenza è che, questa volta, è previsto un disavanzo ancora più consistente.
All’approvazione del cosiddetto “D.d.l. Sicurezza” hanno fatto seguito le dichiarazioni di alcuni vertici di governo per annunciare l’intenzione di assumere attraverso concorso, già dall’anno prossimo, qualche migliaia di agenti delle forze dell’ordine. Si ritiene che la sicurezza sia uno dei problemi prioritari del Paese e per facilitarne la risoluzione bisogna aumentare il numero di agenti presenti sul territorio nazionale. Una decisione priva di ragionevolezza. E, successivamente, capiremo il perché.
La lettura dei dati fornisce il quadro reale della situazione italiana, nel confronto con quella di altri importanti Paesi europei.
Prima di tutto, come mostra il grafico, risulta evidente dai dati Eurostat che l’Italia è il primo Paese, tra quelli considerati, per numero di agenti di polizia (con il termine agenti di polizia si intende il totale delle forze dell’ordine e di sicurezza). Se ne contano sul territorio nazionale oltre 276.000. Subito dopo troviamo la Spagna, con quasi 250.000 agenti, seguita dalla Germania, con poco più di 244.000. In Francia e in Inghilterra-Galles la presenza è rispettivamente di 204.000 unità e poco più di 132.000 unità. L’Italia è prima nella la top five d’Europa, considerando anche l’Inghilterra-Galles per l’anno di riferimento dei dati e per la non ancora completa uscita dall’area europea.
Le convinzioni dei leader politici al governo sono smentite ulteriormente quando si prendono in considerazione altri dati aggiuntivi.
Dal primo grafico risulta evidente come l’Italia abbia un numero minore di abitanti rispetto a Germania e Francia, ma un numero di forze dell’ordine e di sicurezza assai superiore. E dal secondo si comprende che Stati con superficie maggiore come Francia, Spagna e Germania riescano a controllare il loro territorio nazionale avvalendosi di un numero complessivo di agenti inferiore rispetto a quello italiano.
Per completezza si aggiunga il dato che definisce il numero di forze dell’ordine e di sicurezza ogni 100.000 abitanti. L’Italia, come riporta il grafico, è seconda solo alla Spagna, mentre precede Francia, Germania e Inghilterra-Galles.
A questo punto risulta un quadro complessivo che suggerisce soluzioni diverse e apre domande quasi scontate. Come mai la Francia e la Germania riescono a controllare il loro territorio e a garantire l’ordine e la sicurezza con molti meno agenti di polizia dell’Italia, avendo una popolazione maggiore e coprendo una superficie assai più vasta? E l’Inghilterra-Galles, tra i cinque quella col minor numero di forze di sicurezza, è da considerare una nazione dove l’anarchia e il disordine spadroneggiano?
L’elemento ultimo, a certificare il fallimento dell’impostazione secondo cui avere più forze dell’ordine equivalga a una maggiore sicurezza per i cittadini, è presto esposto. Nel 2012, rispetto all’anno 2002, il numero di reati commessi, considerati nel rapporto Eurostat, in Spagna e in Italia è aumentato, nonostante le due nazioni avessero un maggior numero di agenti. La Germania e l’Inghilterra, al contrario, hanno registrato una diminuzione del numero dei reati, nonostante fossero contraddistinti da una presenza minore di agenti garanti della sicurezza e dell’ordine.
Secondo le indicazioni dei dati, in Italia non servono nuove assunzioni nel comparto della sicurezza. Sarebbe più avveduto procedere a una riduzione graduale degli organici, ridefinendo dislocazioni territoriali, compiti e funzioni, e migliorare la qualità di selezione in sede di concorso e di formazione. Alle forze dell’ordine italiane, più che nuovo personale, servono strumenti per esercitare e sviluppare meglio le varie attività. Dalla diminuzione dei costi si potrebbero liberare risorse per aumentare gli stipendi nei livelli più bassi e per finanziare le attività da svolgere sui territori. Se si vogliono davvero migliorare gli standard di sicurezza, garantendo la certezza del rispetto delle regole, sono necessarie altre riforme di sistema, riguardanti diversi settori.
L’affermazione secondo cui bisogna fare assunzioni per garantire più sicurezza è falsa. Inoltre, come in questo, anche in altri settori pubblici il governo dovrebbe comprendere che l’obiettivo da porsi non è assumere personale aggiuntivo, sperperando i soldi dei contribuenti e indebitando ulteriormente lo Stato.
Tuttavia le parole pronunciate a vuoto dai membri dell’attuale esecutivo sono una costante di questi mesi. La credulità fideistica di elettori e sostenitori è desolante, non lasciando presagire niente di positivo per il futuro più immediato.
Quirino De Rienzo
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